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24/11/16

Giornata contro la violenza sulle donne: monopolio della comunicazione istituzionale?


Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne
, una piaga sociale non facile da comunicare in modo efficace. Il motivo? In parte è dovuto alla difficoltà di trovarne una definizione: non si tratta di un fatto privato, nè di un'emergenza. Probabilmente sarebbe più corretto parlare di un fenomeno strutturale e trasversale della società.


I dati parlano chiaro. Solo in Italia, una donna su tre almeno una volta nella vita è stata vittima di violenze fisiche o psicologiche, che possono avvenire ovunque: in ufficio, a scuola, per strada, di persona o su internet. Il web e i mezzi di comunicazione sono elementi chiave nel proliferare di queste dinamiche tremende.

Le comunicazioni sociali per sensibilizzare sono innumerevoli ma non tutte sono efficaci. Colpire e far riflettere non implica necessariamente l'inizio di un processo lungo e complicato come il cambiamento culturale di un'intera società. Questo non dovrebbe essere un compito esclusivo delle istituzioni ma potrebbe rivelarsi un'occasione da non perdere per la comunicazione d'impresa.



Un esempio? Nel 2014 la Fondazione Pubblicità Progresso propose la campagna "Punto su di te". In alcune città vennero appesi dei manifesti con foto di donne che, con un fumetto, lanciavano un messaggio volutamente incompleto: "Dopo gli studi mi piacerebbe...", "Quello che chiedo alle istituzioni...", "Vorrei che mio marito...". L'obiettivo era far notare che i pregiudizi e la violenza nei messaggi sono fattori culturale, che vengono mascherati con uno scherzo o una "battutina". 

La campagna ha fatto molto discutere e ha colpito nel segno, purtroppo però non poteva bastare a far cambiare mentalità a tutti, nè tantomeno a sviluppare una sensibilità generalizzata su queste tematiche.

Lo testimonia il recente scivolone di un noto brand di scarpe, che ha pubblicato sui propri canali social una foto che evocava qualcosa di diverso dal prodotto, scatenando l'indignazione dei followers.

L'impresa ha ribadito più volte che la pubblicità non fosse stata creata con l'intento di inneggiare alla violenza sulle donne, nè che fosse il manifesto di una presunta misoginia dell'azienda.

Sembra evidente la necessità di sviluppare una coscienza anche aziendale su queste tematiche e sfruttarla come occasione per fare brand awareness



Se la violenza fisica è un tema molto delicato da trattare, un buon inizio potrebbe essere la violenza psicologica legata alla percezione che le donne hanno di sè e del proprio corpo, magari cominciando con messaggi semplici e diretti. Troppo complicato? Non necessariamente.

Con la "Real Beauty campaign" Dove si è contrapposto all'immagine del corpo della donna proposta dalla campagna "Love my body" di Victoria's Secret

La campagna diventò subito virale e questo enorme successo spinse negli anni successivi l'azienda a orientare la propria comunicazione verso un nuovo concetto di bellezza femminile.

Anche nelle campagne più recenti Dove si trova spesso a dare visibilità ai propri prodotti veicolando messaggi che cercano di stimolare l'accettazione di sè e un cambiamento culturale in donne e uomini.


La buona comunicazione del proprio brand e delle caratteristiche che lo rendono migliore rispetto ai competitor passa anche dall'attenzione etica e dalla sensibilità alle tematiche sociali. Non dimentichiamo che il consumatore non è un'entità astratta da manipolare ma, prima di tutto, una persona che si sentirà rappresentata o tradita dai valori mostrati.

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Cosa ci rende diversi?