Ti sei mai chiesto come mai ogni anno festeggiamo la festa dei lavoratori? E perché proprio il 1º maggio?
Il periodo in cui nasce questa ricorrenza è il periodo della Rivoluzione industriale negli Stati Uniti d’America, segnato da significative e frequenti manifestazioni per i diritti degli operai, guidate dai Knights of Labor, l’associazione dell’ordine dei cavalieri del lavoro americani.
Tutto ha inizio nel 1866 quando viene approvata a Chicago, in Illinois, la prima legge delle otto ore lavorative giornaliere a seguito della richiesta fatta dagli operai che lavoravano sedici ore al giorno in condizioni proibitive.
Oltre a questo primo evento, si susseguono altre date importanti che contribuiscono alle origini della festa dei lavoratori:
- il 5 settembre del 1882 ha luogo un’importante protesta nella città di New York e nel 1884 viene deciso dai Knights of Labor che questo evento di protesta sarà ripetuto ogni anno;
- il primo maggio 1886, dopo diciannove anni dall’entrata in vigore della legge dell’Illinois sulle otto ore lavorative, sancisce il giorno di scadenza per estendere tale legge in tutto il territorio americano. Si calcolano 12.000 mila fabbriche ferme con 400.000 mila operai in sciopero. Il 3 maggio a Chicago avviene la tragedia, i poliziotti sparano sulla folla con l’obiettivo di disperderla, provocando vittime e feriti; il giorno dopo, gli anarchici locali, per rivendicare l’accaduto, lanciano un ordigno che uccide un poliziotto (verranno condannati a morte nell’agosto del 1887).
In Europa la notizia della tragedia di Chicago suscita indignazione e nel 1889, durante il Congresso Internazionale a Parigi, viene dichiarato ufficialmente il primo maggio come la Festa Internazionale dei Lavoratori; dopo due anni, nel 1891, si iniziò a festeggiare anche in Italia.
Oggi la situazione non è paragonabile a quella del passato, ma ci sono ancora molte questioni aperte da valutare e diritti da conquistare: salari più giusti, condizioni di lavoro più dignitose e maggiori tutele sociali; per questo motivo il primo maggio assume un valore importante, che va festeggiato ogni anno per non dimenticare sia quello che è stato conquistato attraverso battaglie sociali e scioperi, sia quello che può essere migliorato in fatto di diritti e dignità dei lavoratori.
In Italia la situazione non è delle più ideali, i giovani in fascia d’età tra i venti e i trentaquattro anni non lavorano o lavorano saltuariamente, svolgendo un lavoro “povero” in termini di competenze e compensi; inoltre vi è un considerevole aumento dei cosiddetti neet, ovvero i millennials che non lavorano, non studiano e non sono coinvolti in nessun tipo di percorsi formativi o di avviamento al lavoro.
Un’altra problematica al centro dell’attenzione è il divario salariale, detto anche gender gap, ovvero la differenza retributiva tra maschi e femmine a parità di ruolo e mansione; in media questa diversità si attesta al 13% all’interno dei Paesi Europei, ciò significa che le donne guadagnano in media il 13% in meno all’ora rispetto agli uomini.
La partecipazione femminile, in Italia, è ancora legata a pregiudizi e stereotipi, che rilegano il ruolo della donna nel mondo del lavoro a un’occupazione ridotta, prevalentemente precaria, part time e in settori a bassa remuneratività o poco strategici.
Cosa può fare lo Stato per colmare questo divario?
- agire sulla cultura e promuovere una formazione inclusiva per abbattere stereotipi e pregiudizi;
- emanare leggi che riconoscono la parità salariale.
Questa data storica rappresenta la storia del movimento operaio e dei lavoratori di tutto il mondo ed è fondamentale ricordarla e festeggiarla ogni anno per non dimenticare...
“Possiamo vivere nel mondo una vita meravigliosa se sappiamo lavorare e amare, lavorare per coloro che amiamo e amare ciò per cui lavoriamo”.
Lev Tolstoj