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12/09/24

La prima Social War


La guerra in Ucraina si è intensificata nel febbraio del 2022 con l’invasione russa del territorio ucraino. Sin da subito, è stata identificata come la prima social war, poiché il conflitto si sta  combattendo non solo sul campo, ma anche in via digitale.
I social media sono diventati piattaforme fondamentali per la diffusione immediata di informazioni, disinformazione, propaganda e mobilitazione, utilizzate da governi, cittadini, giornalisti e organizzazioni per promuovere appelli all'azione, aumentare la consapevolezza globale o influenzare l'opinione pubblica.

È fondamentale analizzare come le due parti coinvolte, Russia e Ucraina, abbiano sfruttato i social media.

L’Ucraina opta per una comunicazione orizzontale, dove le tecniche comunicative scelte sono uguali sia per l’interno che per l’esterno. Autorità, cittadini e organizzazioni collaborano per un unico obiettivo: consolidare il sostegno globale a favore dell'Ucraina contro la Russia. Come riescono a farlo?

- La forza del presidente ucraino Zelensky sui social media. Un esempio emblematico è il suo discorso in diretta dal bunker, che ha entusiasmato l’opinione pubblica internazionale e raccolto ampi consensi e supporto;

- La mobilitazione internazionale attraverso campagne virali. La campagna globale “Stand Up for Ukraine” ha raccolto 9,1 miliardi di euro per le persone in fuga dall’invasione russa;

- La resistenza alla propaganda. I video amatoriali, creati dai cittadini ucraini delle devastazioni e delle condizioni di vita quotidiana, hanno fornito una visione autentica del conflitto.

La Russia esercita il controllo della verità su due fronti: uno interno, basato su repressione e intimidazione, e uno esterno, volto a creare incertezza. Come riescono a farlo?

- I media statali russi, come RT e Sputnik, creano contenuti con l’obiettivo di distorcere gli eventi sul campo di battaglia. Per esempio, RT ha pubblicato articoli e video che descrivevano le azioni russe come una “operazione di salvataggio”.

- Internamente, ha imposto restrizioni e censura sui contenuti che criticano il conflitto o il governo. Fin da subito, il presidente Putin ha emanato la legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi pubblica fake news, in questo modo le informazioni per il pubblico russo sono limitate e fortemente controllate.

- L'intelligenza artificiale sta diventando uno strumento potente. Un esempio chiave è l'uso di video deep fake, come quello diffuso a marzo, dopo l'attentato terroristico alla Crocus City Hall di Mosca. Il video, circolato sul canale Telegram del programma televisivo russo "60 minutes", mostrava un falso Alexei Danilov, segretario del Consiglio di difesa nazionale ucraino, ammettere il coinvolgimento dell'Ucraina nell'attacco. Questa fake news aveva l’obiettivo di deviare la colpa sull'Ucraina e sugli alleati occidentali, sfruttando l’IA per manipolare la verità.

Anche le piattaforme, direttamente, si sono destreggiate in sfide significative per la gestione corretta dei contenuti e la protezione degli utenti; hanno adottato misure per rimuovere la disinformazione e frenare la propaganda, come limitare o etichettare i media di stato russi.

Qual è stato il reale impatto dei social media nella guerra in Ucraina?

- Le storie personali condivise dai cittadini ucraini hanno suscitato empatia e solidarietà a livello globale, e la diffusione di foto e video ha reso il conflitto immediatamente visibile.
Impatto psicologico: se da un lato i social danno voce a chi soffre, dall’altro l’esposizione continua a immagini e notizie di guerra può alimentare ansia, paura e senso di impotenza nel pubblico.

È un momento per riflettere su come i social media possano essere utilizzati in futuro per sostenere la verità e promuovere la pace.

Come evolveranno queste dinamiche e quale sarà il prossimo capitolo della “social war”?

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