La guerra in Ucraina si è
intensificata nel febbraio del 2022 con l’invasione russa del territorio ucraino. Sin da
subito, è stata identificata come la prima social
war, poiché il conflitto si sta combattendo non solo sul campo,
ma anche in via digitale.
I social media sono diventati piattaforme
fondamentali per la diffusione immediata di informazioni, disinformazione,
propaganda e mobilitazione, utilizzate da governi, cittadini, giornalisti e organizzazioni per
promuovere appelli all'azione, aumentare la consapevolezza globale o influenzare l'opinione pubblica.
È fondamentale analizzare come le due parti coinvolte, Russia e Ucraina, abbiano
sfruttato i social media.
L’Ucraina opta per una
comunicazione orizzontale, dove le
tecniche comunicative scelte sono uguali sia per l’interno che per l’esterno.
Autorità, cittadini e organizzazioni collaborano per un unico obiettivo: consolidare il
sostegno globale a favore dell'Ucraina contro la Russia. Come riescono a farlo?
- La forza del presidente ucraino Zelensky
sui social media. Un esempio emblematico è il suo discorso in diretta dal bunker, che ha entusiasmato
l’opinione pubblica internazionale e raccolto ampi consensi e supporto;
- La mobilitazione internazionale
attraverso campagne virali. La campagna globale “Stand Up for Ukraine” ha raccolto 9,1
miliardi di euro per le persone in fuga dall’invasione russa;
- La resistenza alla propaganda.
I video amatoriali, creati dai cittadini
ucraini delle devastazioni e delle condizioni di vita quotidiana, hanno fornito una visione
autentica del conflitto.
La Russia esercita il controllo della
verità su due fronti: uno
interno, basato su repressione e
intimidazione, e uno esterno, volto a
creare incertezza. Come riescono a farlo?
- I media statali russi, come RT
e Sputnik, creano contenuti con l’obiettivo di distorcere gli eventi sul campo di battaglia.
Per esempio, RT ha pubblicato articoli e video che descrivevano le azioni russe come una
“operazione di salvataggio”.
- Internamente, ha imposto
restrizioni e censura sui contenuti che criticano il conflitto o il
governo. Fin da subito, il presidente Putin ha emanato la legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi
pubblica fake news, in questo modo le informazioni per il pubblico russo sono limitate e
fortemente controllate.
- L'intelligenza artificiale
sta diventando uno strumento potente. Un esempio chiave è l'uso di
video deep fake, come quello diffuso a marzo,
dopo l'attentato terroristico alla Crocus City Hall di Mosca. Il video, circolato sul canale
Telegram del programma televisivo russo "60 minutes", mostrava un falso Alexei
Danilov, segretario del Consiglio di difesa nazionale ucraino, ammettere il coinvolgimento
dell'Ucraina nell'attacco. Questa fake news aveva l’obiettivo di deviare la
colpa sull'Ucraina e sugli alleati occidentali, sfruttando l’IA per manipolare la
verità.
Anche le piattaforme, direttamente, si sono destreggiate in sfide significative per la
gestione corretta dei contenuti e la
protezione degli utenti; hanno adottato misure
per rimuovere la disinformazione e frenare la propaganda, come limitare o etichettare i media di
stato russi.
Qual è stato il reale impatto dei
social media nella guerra in Ucraina?
- Le storie personali condivise dai
cittadini ucraini hanno suscitato empatia e solidarietà a livello globale, e la diffusione di
foto e video ha reso il conflitto immediatamente visibile.
- Impatto psicologico: se da un
lato i social danno voce a chi soffre, dall’altro l’esposizione continua a immagini e
notizie di guerra può alimentare ansia, paura e senso di impotenza nel pubblico.
È un momento per riflettere su
come i social media possano essere utilizzati in futuro per sostenere la verità e
promuovere la pace.
Come evolveranno queste dinamiche e quale sarà il prossimo capitolo della
“social war”?