I dati non lasciano adito a dubbi, mediamente oltre l’85% dei giovani tra i 16 ed i 34 anni usano i socials. In questo articolo non voglio concentrarmi sul perché della diffusione, ma sugli effetti che hanno sugli utilizzatori. La Royal Society for Public Health, in collaborazione con Young Health Movement, ha condotto un'indagine dal titolo #StatusOfMind per analizzare gli effetti (positivi e negativi) dei social sulla salute dei giovani. Hanno preso parte allo studio 1479 ragazzi con un'età compresa tra i 14 e i 24 anni, residenti nel Regno Unito.
Il fine era quello di valutare cinque piattaforme social (Facebook, Twitter, Snapchat, YouTube e Instagram) attribuendo un punteggio alle quattordici problematiche per la salute evidenziate dagli esperti. Snapchat e Instagram sono risultati rispettivamente penultimo e ultimo in classifica poiché ritenuti i peggiori per la salute mentale e il benessere psicologico. YouTube, invece, è considerato il più positivo, seguito da Twitter e Facebook.
Il campione, inoltre, ritiene Instagram molto utile per la promozione della propria identità, quindi un social funzionale per l'espressività. Allo stesso tempo, però, genera ansia e alimenta la "fear of missing out", ovvero il desiderio di essere sempre connessi per monitorare costantemente i movimenti degli altri utenti in rete. Già un altro studio dell'American Academy Pediatrics, all'inizio del 2017, aveva messo in discussione il social creato da Kevin Systrom: erano state messe in discussione le immagini perfette postate da personaggi famosi, con numerosi followers, poiché in grado di alimentare condizioni di disagio soprattutto in quegli individui che già le manifestano. Proprio questi scatti, anche per Shirley Cramer, amministratore delegato della Royal Society, creano una sensazione di inferiorità e inadeguatezza, che può generare depressione.
Per evitare l'insorgere di queste problematiche, o almeno ridurne gli effetti, l'ad della società britannica ha proposto soluzioni innovative per il futuro, che coinvolgono direttamente le scuole e le cinque piattaforme:
a) le scuole dovrebbero introdurre lezioni sui social per sensibilizzare i giovani ed educarli al corretto uso;
b) i socials, invece, dovrebbero impegnarsi a segnalare le immagini ritoccate e manipolate, evitando così il diffondersi di malumori o di insoddisfazioni tra gli utenti "comuni".
Attendiamo l’attuazione di queste possibili soluzioni.
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Michele Tagliavini