La parola phubbing nasce dalla fusione dei termini inglesi phone (telefono) e snubbing (snobbare, ignorare). Si tratta di un neologismo coniato per indicare quelle persone che, durante cene, aperitivi, incontri con gli amici o il partner, si preoccupano di controllare e aggiornare i profili social trascurando chi hanno di fronte.
Una ricerca sul phubbing era stata già condotta alcuni anni fa. Allora l'analisi riguardava le coppie: il 36,6% dichiarava di non ricevere la giusta attenzione dal proprio partner, il 22,6% lamentava problemi di relazione. Un nuovo studio, pubblicato di recente dal Journal of the Association for consume research e realizzato dagli stessi autori del precedente (Meredith David e James A. Roberts), mette in evidenza gli effetti collaterali del phubbing: chi non si sente considerato abbastanza durante una conversazione si rifugia nello smartphone per ricevere quelle attenzioni che vorrebbe dall'interlocutore.
La ricerca ha coinvolto circa 330 persone facendo emergere dati interessanti. Il 25% del campione, quando si sente trascurato, decide di utilizzare i propri canali social alla ricerca di nuovi individui con cui interagire. Per la metà degli intervistati i social rendono la vita migliore: commenti e interazioni ai post aiutano a sentirsi più considerati. Ogni sera un ristorante assiste a circa 36 casi di phubbing. Il dato più allarmante, però, riguarda gli adolescenti: l'87% preferisce utilizzare lo smartphone per comunicare, anche se gli amici sono poco distanti fisicamente. Ma cosa fanno i "phubber" quando decidono di usare il telefono? Aggiornano lo status su i social, scrivono a qualcuno, acquistano musica, cercano informazioni su Google o giocano. Gli esperti, per limitare il fenomeno, consigliano di stabilire dei luoghi in cui proibire l'uso degli smartphone (almeno in determinate fasce orarie) per rispettare gli altri ma anche se stessi.